Santuario. Perù (fotografia di Eugenio Turri)
“Qual è il nostro segreto? La nostra speranza, la luce che ci dà la forza dentro quel grande sfascio geologico che è il mondo e la vita? La luce – una flebile luce – è l’aver vissuto con l’animo aperto alla comprensione delle cose, con lucida coscienza dei processi che lentissimamente modificano le montagne e i paesaggi, le condizioni stesse delle società umane, costantemente ponendoci, noi figli dell’effimero, dentro il precipizio del tempo” E. Turri
Dopo le mostre di Treviso (a Palazzo Bomben) e Verona (presso la Biblioteca Civica), le bellissime e interessanti fotografie del geografo veronese Eugenio Turri sono ora esposte a Milano.
Si è infatti inaugurata il 9 giugno scorso, presso la Facoltà di Architettura del Politecnico, la mostra dal titolo: L’occhio del geografo sulla montagna: scatti e parole di Eugenio Turri.
Questa mostra espone alcune delle numerose fotografie che Turri aveva scattato alle montagne di tutto il mondo durante i suoi viaggi di studio. Immergersi nei paesaggi da lui “catturati” è un viaggio bellissimo, virtuale ma comunque emozionante, che ci conduce in mondi vicini e lontani per scoprire analogie e differenze e per analizzare il rapporto esistente tra l’uomo e l’ambiente circostante spesso selvaggio ed estremo. Per questo geografo, che ci ha lasciato un’eredità fondamentale per lo studio del paesaggio, fotografare era infatti una necessità essenziale per osservare attentamente il mondo, la natura, l’uomo e la loro evoluzione; per leggere il paesaggio ed entrare in contatto attraverso ad esso con il nostro passato, il nostro presente ed il nostro futuro.
Come ci Ricorda anche la figlia Lucia ” Egli non valutava mai una foto con pure finalità estetiche, ma considerava un’immagine tanto più “bella” quanto più ricca di segni ed elementi utili a interpretare un paesaggio e la sociètà che lo ha prodotto”. Ecco anche perchè le sue immagini sono accompagnate da pensieri, da riflessioni che lasciano traccia del percorso mentale che l’autore faceva prima e dopo lo scatto. Una delle cose che mi affascinano di più dei suoi pensieri è che Turri vedeva il paesaggio come un TEATRO dove l’uomo è attore ma anche spettatore (l’ambiente come modo per rappresentare se stessi) e dove solo l’equilibrio di questi due ruoli può condurre ad una sana convivenza tra noi e la natura.
Io non ho visto questa mostra ma sono certa che è interessante come quelle di Treviso e Verona che ho invece visitato. Se però non potete andarla a vedere vi consiglio il catalogo delle sue fotografie curato dalla figlia: L’occhio del geografo sulla montagna. Scatti e pensieri di Eugenio Turri; Cierre Edizioni. Sfogliarlo e soffermarsi sulle parole che affiancano le fotografie è un “percorso” che vi consiglio di fare.
Concludo con ancora delle belle parole di Turri che parlano delle tutela del paesaggio per la quale si era sempre battuto:
“…il problema della tutela e del rispetto per il paesaggio è un fatto intimo, da riportare alla coscienza individuale, anche se rientra tra i grandi fatti territoriali, collettivi e addirittura planetari. Non servono prediche, indicazioni disciplinari pesanti, ma solo la lieve carezza di uno sguardo verso il maggiore dei doni che ci sono stati dati sulla Terra e che quindi deve essere amato e rispettato, come bene sacro, troppo spesso tradito in cambio di beni puramente materiali”.
La fotografia che ho riportato sopra (Santuario, Peru’) l’ho vista nella mostra di Verona ed è una delle mie preferite. Mi piace perchè unisce in un’unica immagine tre elementi fondamentali per Turri (il paesaggio, l’uomo e una testimonianza storico-artistica) e per l’equilibrio cromatico datoci dall’abito azzurro che richiama il colore del cielo, dal cappello bianco che da un colpo di luce indispensabile in quel punto e dai pantaloni rossi delle bambine che ravvivano con delicatezza la fotografia. Penso, ma questo è un mio modesto parere, che la convivenza di diversi protagonisti nel paesaggio, lo sguardo aperto verso il futuro (rappresentato dalla presenza di una bambina), la sensazione di evoluzione e dinamicità del paesaggio che qui si può leggere, rendono questa fotografia quasi un’immagine simbolo della ricerca e della poetica del geografo.
Se volete altre informazioni su Eugenio Turri potete visitare il sito www.eugenioturri.it e andare a vedere un mio precedente articolo sulla sezione MOSTRE (cliccate qui) che parla di lui e delle sue fotografie sui villaggi.
Un grazie a Lucia Turri che mi tiene sempre aggiornata sugli incontri dedicati a suo padre e un caro saluto a tutti voi.
Alessandra
Ciao Alessandra,
trovo che le tue citazioni di Eugenio Turri siano davvero ben scelte, molto attuali..invitano davvero alla lettura e alla scoperta di questo grande uomo. Mi potresti dire da quale dei suoi libri le hai tratte? Mi interesserebbe usare qualche pensiero di Turri nella mia Tesi sulla Riqualificazione Paesaggistica.
Grazie.
Un caro saluto,
Daniela
Cara Daniela, se stai facendo una tesi sulla riqualificazione paesaggistica (tema bellissimo, complimenti!) non puoi non parlare di Eugenio Turri, lui ha scritto delle cose veramente importanti su questo argomento. Non conosco tutti i suoi libri ma te ne consiglio due che ritengo molto belli: SEMIOLOGIA DEL PAESAGGIO ITALIANO (da non perdere) e IL PAESAGGIO E IL SILENZIO; sono certa che già in questi troverai interessantissime citazioni da riportare nella tesi. Le citazioni che ho riportato qui le ho però tratte dal libricino che vedi nell’articolo “Scritti e pensieri di Eugenio Turri”. Se non lo trovi lascia il tuo riferimento nel sito dedicato a lui, penso che poi la figlia ti risponderà.
Intanto ti saluto e di nuovo ti rinnovo la mia stima per l’argomento della tesi, con tutte le cose brutte e prive di sensibilità che vediamo OGNI GIORNO c’è bisogno di giovani che si occupano di uno dei doni più belli che abbiamo ricevuto: il paesaggio appunto.
Un caro saluto e magari fammi sapere come va! Ciao. Alessandra