Fotografia scattata da Eugenio Turri e tratta dal SITO a lui dedicato.
Ieri sera a Treviso, presso Palazzo Bomben, è stata inaugurata la mostra fotografica “Eugenio Turri. Villaggi”. Ed è di lui, di Eugenio Turri, che oggi voglio brevemente parlarvi, non solo perchè il suo “Semiologia del paesaggio italiano” è uno dei miei libri preferiti (uno di quei libri che mi hanno insegnato a riflettere con profondità e occhio critico sull’importanza della salvaguardia dell’ambiente e dei suoi beni culturali), ma in primis perchè Turri è stato un geografo, un reporter di viaggi, un esploratore e uno studioso del paesaggio che tutti dovrebbero, almeno un po’, conoscere per riflettere su tematiche importanti soprattutto per noi italiani che viviamo in una nazione ricca di natura e testimonianze della memoria.
Copertina del libro “SEMIOLOGIA DEL PAESAGGIO ITALIANO”
La mostra fotografica realizzata grazie alla figlia Lucia, che tiene viva la coscienza del padre morto nel 2005, vede immagini che Eugenio aveva “catturato” durante i suoi numerosi viaggi di studio in tutte le parti del mondo a partire dagli anni Sessanta. Le fotografie presentate (così come tutte le altre realizzate da lui) non sono mai fine a se stesse, ma frammenti, immagini-documento che gli servivano principalmente come mezzo per il suo lavoro di ricerca, per capire, per far riflettere, per denunciare e divulgare: esse hanno quindi alle spalle una storia, un perchè, delle considerazioni importanti che lo portavano poi a scrivere i suoi libri.
Le fotografie non sono allora il frutto di una ricerca estetica, ma chi visita la mostra può accorgersi che questo fotografo “documentarista” aveva una sensibilità artistica innata che dava vita a immagini molto affascinanti oltre che intelligenti.
La mostra si intitola “Eugenio Turri. Villaggi.”, perchè espone fotografie (molte di queste aeree, poichè aveva una grande predilezione per questo genere) di villaggi incontrati in Italia, in Niger, in Afganistan, in Etiopia, in Cameron, in Mali, in Cina ed in altri paesi. Il tema del villaggio era un tema a lui caro al quale stava lavorando anche prima della morte, ma l’oggetto di studio più importante in tutta la sua vita è stato il paesaggio. Il paesaggio come mezzo per riflettere sulle società e sul loro sviluppo perchè esso, come scriveva Turri, “è sempre il risultato definitivo e incancellabile di ogni trasformazione, lo sbocco ultimo, incarnato nel territorio, di tutto un mutamento sociale, il mutamento di modi di produrre, di modi di abitare, trascorrere i giorni, guardare al mondo e alla vita”.
In “Semiologia del paesaggio italiano” denuncia lo sviluppo urbanistico incontrollato che ha violentato non solo il nostro paesaggio, ma anche i beni culturali in esso diffusi, e invitandovi a leggere questo suo libro (ed eventualmente anche gli altri) e ad andare a vedere la mostra, vi lascio con questa domanda e con questa affermazione che Turri aveva scritto nel 1979, ma che considero ancora attuali visto che la coscienza ambientale e culturale è tutt’oggi molto flebile.
“Era proprio impossibile “conservare”, di fronte alle mutate esigenze, con l’impicciante presenza in ogni dove di testimonianze storiche? In realtà è successo che sotto l’esigenza di “riconvertire” siano stati commessi abusi e disastri senza fine”.
Una battaglia, quella di Turri, contro la distruzione della nostro patrimonio ambientale e storico-artstico che tutti dovremmo imparare a portare umilmente avanti.
Alessandra
Immagini della mostra a palazzo Bomben. Nella foto qui sopra: la figlia di Turri e il curatore dell’esposizione.
Per altre informazioni su Turri potete visitare il sito www.eugenioturri.it
Per informazioni sulla mostra www.fbsr.it
Cara Alessandra,
sono Lucia Turri e voglio ringraziarti per questa bellissima e – per me – toccante segnalazione della mostra di foto di mio padre. Grazie anche per aver segnalato il mio sito.
Hai scritto cose molto belle, pulite e profonde, magari tutti capissero questo messaggio importante come l’hai capito tu. E questo al di là dell’indirizzo dei tuoi studi, credo sia un fatto di sensibilità. Mi farebbe molto piacere scambiare qualche email con te e, se mi dai il tuo indirizzo email, poterti invitare ad altre iniziative che preparerò per mio padre. Il 29 marzo ad esempio, ci sarà una giornata di studio a Verona e si aprirà un’altra mostra fotografica.
un carissimo saluto
Lucia
Gentile Lucia, che piacere ricevere queste bellissime parole proprio da lei! Non le nego che quando ho scritto questo articolo avevo pensato di scriverle per chiederle se quello che avevo detto le andava bene, ma poi i giorni sono trascorsi in fretta e non l’ho più fatto. Le scriverò sul suo sito e molto volentieri le lascierò il mio indirizzo e-mail. Mi farebbe molto piacere venire alla prossima mostra fotografica e seguire tutte le iniziative che organizza per ricordare suo padre. So ancora troppo poco di lui e sono certa che ho ancora tante cose da imparare attraverso i suoi libri e le sue fotografie.
Grazie ancora di cuore e un caro saluto.
Alessandra
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